In aggiunta al post precedente, riporto l'articolo di Stefano Greco, giornalista laziale, che ovviamente sottoscrivo.
LE BUGIE, HANNO LE GAMBE CORTE……
Quelli della mia generazione, sono cresciuti sentendosi ripetere in modo quasi ossessivo questa frase, usata dagli adulti come monito, quasi come una sorta di spauracchio. Della serie: “Occhio, perché se menti o cerchi di camuffare la realtà, fai poca strada, perché prima o poi ti smascherano. E più la bugia è grossa e meno strada fai”.
Un detto che calza a pennello con quello che abbiamo vissuto negli ultimi giorni. Per 72 ore, siamo stati bombardati da tutte le parti, abbiamo subito lezioni di stile, di fair play, di etica (sportiva e non) da chiunque, anche da gente che non sa neanche dove stanno di casa certi valori. Sul pulpito, sono saliti tutti a fare la predica. E tutti avevano in tasca (più o meno nascosta) una sciarpetta giallorossa, bianconera o rossonera: tutti uniti per dar giù all’Inter, usando chiaramente la Lazio come mezzo per attaccare i nuovi padroni del calcio italiano. Chi vince da sempre fastidio… E noi ne sappiamo qualcosa, vero presidente Cragnotti?
Bene. Per giorni ci hanno insegnato i valori dello sport: la lealtà, il rispetto per gli avversari e per le regole. Hanno definito un teatrino vergognoso Lazio-Inter, ripetendo: “Per fortuna che mercoledì c’è Roma-Inter, così si cancellerà subito quella macchia con un grande spettacolo”.
BELLO SPETTACOLO…..
Hanno attaccato il gemellaggio tra tifosi laziali e interisti, perché da fastidio che due tifoserie possano restare gemellate nonostante tre finali di Coppa (Uefa, Coppa Italia e Supercoppa italiana) giocate con risultati alterni e senza nessun incidente, nonostante uno scudetto strappato dal petto dalla Lazio ad un’Inter che aspettava quel giorno da più di 20 anni. Troppo brutto. Meglio, molto meglio vedere una città militarizzata come era ieri Roma. E ti chiedi: PERCHE’? Solo un anno fa i tifosi della Sampdoria sono arrivati allo stadio dopo un corteo a piedi di chilometri senza un solo incidente, mentre quando gioca la Roma gli avversari devono stare asserragliati in albergo e i loro tifosi devono entrare allo stadio blindati, con una Curva vuota a separarli dal resto dello stadio.
Ci hanno parlato di FAIR PLAY, poi ieri all’Olimpico (che doveva essere campo neutro), prima dell’inizio è partito l’inno della Roma, che è andato addirittura a coprire l’inno di Mameli, tra l’imbarazzo dei dirigenti della Lega e dei commentatori televisivi.
Ci hanno detto che i giocatori della Lazio dovrebbero essere puniti in modo esemplare per aver dato esempio di scarsa professionalità e di etica, poi ieri abbiamo assistito ad un’indegna caccia all’uomo fin dal fischio d’inizio, con Rizzoli assolutamente incapace di arginare il “regolamento di conti” andato in scena per quasi 100 minuti. Falli a palla lontana, pugni agli avversari anche fuori dal rettangolo di gioco e ad azione finita, un campionario imbarazzante anche per il Colosseo ai tempi dell’Impero.
Ci hanno detto: “L’Inter vincerà anche lo scudetto, grazie al regalo della Lazio, ma la Roma ha dimostrato di meritarlo di più negli scontri diretti”…. Viene quasi da ridere rileggendo queste cose e pensando alla differenza abissale che si è vista ieri in campo tra le due squadre, nonostante l’uscita di scena immediata di Sneijder, nonostante Lucio in tribuna e Samuel iniziamente in panchina, nonostante Pandev e Stankovic tenuti a riposo in vista di appuntamenti più importanti, nonostante il giorno in più di riposo di cui aveva goduto la Roma, 24 ore in più per recuperare che a fine stagione valgono oro.
Poi, nel secondo tempo, l’apoteosi. Entra in campo l’ambasciatore dell’Unicef, l’emblema della goliardia. Subisce un fallo a centrocampo e a palla lontana si vendica con una reazione regolamento alla mano da rosso. Rizzoli vede, ma perdona. Dà un calcio in testa a Motta a terra, Rizzoli non vede ma le telecamere sì. A fine partita, frustrato per l’ennesima Caporetto alle porte, irriso dalla giovinezza e dalla velocità di Balotelli, perde per l’ennesima volta la testa (tra sputi, pugni in faccia, tacchettate agli avversari a terra e autoschiaffi per simulare falli mai subiti il campionario sarebbe lungo), insegue l’avversario per terminarlo e da dietro (nel modo più vigliacco e pericoloso) lo colpisce mirando solo alle gambe, senza neanche guardare la palla. Non contento, con l’avversario a terra dolorante, completa l’opera con un calcetto in testa di punta, bissando quello dato prima a Motta. Chiaramente, esce tra gli applausi del suo popolo, ma anche tra l’imbarazzo dei quei telecronisti che erano stati tra i primi censori dello SPETTACOLO INDEGNO andato in scena tra Lazio e Inter.
FINITA? Magari….. Dimostrando per l’ennesima volta non solo di non saper vincere ma di essere assolutamente incapaci di accettare un verdetto di sconfitta, i valorosi gladiatori trasformano gli ultimi minuti in una sorta di corrida, trasformando il finale in un teatrino peggiore di quelli che leggiamo a volte sui giornali e che vanno in scena nei campionati dilettanti. Falli di frustrazione, entrate vigliacche come quella di Taddei allo scadere su Muntari che oltre a meritare pesanti sanzioni non fanno altro che gettare benzina sul fuoco, alla faccia di tutti i discorsi sulla lealtà sportiva, sull’etica e sul Fair Play. Poi, la ciliegina finale, con l’invasore solitario che si traveste da Totti ed entra in campo per regolare i conti con l’avversario che si è permesso di vincere, in questo caso Cambiasso. Una scena d’altri tempi, da calcio in bianco e nero, che riporta alla mente le imprese folkloristiche di CAVALLO PAZZO, che negli anni settanta faceva di mestiere l’INVASORE DI CAMPO, ma senza far male a nessuno.
Dopo un simile scempio, ti aspetti almeno delle scuse ufficiali da parte dei protagonisti, una ferma CENSURA da parte dei loro dirigenti per quei comportamenti, con in testa quello del CAPPPPITANO, invece scatta subito la contoffensiva. “C’hanno rubato la partita, Rizzoli li ha favoriti, ci hanno provocato… Francesco è un bravo ragazzo, ma ha perso la testa e ora tutti lo metteranno ingiustamente in croce”. Se può essere comprensibile (non scusabile, ma comprensibile) un simile atteggiamento da perte di chi ha giocato e non ha ancora scaricato l’adrenalina, diventa ridicolo quando a partecipare a questo teatrino è Montali, che da uomo di altro sport dovrebbe prendere le distanze da quello che è successo, dovrebbe censurare con la stessa veemenza con cui domenica sera è salito sul pulpito per dare lezioni di etica sportiva alla fine di Lazio-Inter.
Non è successo, chiaramente. Sapevamo tutti che non sarebbe successo, perché conosciamo bene i nostri avversari: tifosi faziosi travestiti da giornalisti, politici e opinionisti.
LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE… E VOI DI STRADA, ANCHE QUESTA VOLTA NE AVETE FATTA POCA, SMASCHERATI ALLA PRIMA OCCASIONE!
AD MAIORA….